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venerdì 15 ottobre 2010

Jackie Brown

Jackie Brown

Ho appena finito di vedere Jackie Brown di Tarantino. È la seconda volta che guardo questo film e come spesso mi capita riesco ad apprezzare certi film solo dopo una seconda visione. La prima volta, come molti Tarantiniani, ero imbevuto di Le iene, Pulp Fiction, e Four Rooms e mi aspettavo un’opera che proseguisse senza soluzione di continuità la traccia stilistica del regista. Invece Quentin Tarantino tira fuori questo piccolo gioiellino assumendosi il coraggio di spiazziare anche i suoi fan più accaniti. Ma a lui che gliene frega dei fan? A lui interessa riesumare Pam Grier, e darle un ruolo malinconico e cool, ribaltando così i canoni dell’azione pura e della blaxploitation di cui era stata negli anni settanta protagonista indiscussa. Qua e là dissemina qualche citazione delle sue (alcune scene contengono volutamente le cosiddette “bruciature di sigaretta” delle vecchie pellicole, e in altre gira con la macchina da presa a mano dando un effetto di lieve tremolio) e non si smentisce quindi del tutto. Poi la butta sul romantico, ma mai sul patetico; i suoi personaggi sono tutti troppo vissuti per cedere alle melensaggini dei film commerciali. Questo film aveva deluso molti fan, compreso il sottoscritto. Invece è da rivalutare ed apprezzare.

sabato 9 ottobre 2010

Mattatorio n° 5 o La crociata dei bambini

Ho appena finito di leggere “Mattatoio n° 5” di Kurt Vonnegut. Era da tanto tempo che volevo leggere questo romanzo perché più volte mi sono imbattuto in indizi e rimandi ad esso disseminati in film, fumetti e altre opere di vario genere.

Nella quarta di copertina dell’edizione che ho letto (Feltrinelli), il libro viene presentato come un romanzo di fantascienza, ma anche come “un’autentica pietra miliare della letteratura antimilitarista”. Entrambe le chiavi di lettura sembrano corrette; è un romanzo di fantascienza perché il protagonista “viaggia” nelle dimensioni del tempo e dello spazio per tutto lo svolgimento della storia ed è un romanzo antimilitarista perché sviluppandosi a partire dall’episodio vissuto dallo stesso autore in prima persona in quanto prigioniero di guerra, del bombardamento di Dresda avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale, trae da esso un’amara morale sulla natura e sul destino umano.

Terminata la lettura del romanzo, mi è però venuta in mente anche una terza chiave interpretativa per la quale“Mattatoio n° 5” non sarebbe solamente fantascientifico e antimilitarista ma anche eminentemente “psicologico”.

Credo che sia uno scritto profondamente psicologico, non tanto per l’interesse nella cosiddetta “psicologia dei personaggi”, cioè lo scnadaglio delle loro più intime passioni, desideri o motivazioni, quanto perché mi sembra proprio rappresentare l’intima logica della mente umana quando questa è posta di fronte ad esperienze traumatizzanti.Il procedere della storia non è lineare ma sincopato, con continui rimandi, salti in avanti e ritorni a punti precedenti. La narrazione è perciò frammentata e sembra seguire le leggi informali della logica onirica, pervasa quindi di associazioni tra simboli, più che quelle formali della logica narrativa.

Nel racconto non esiste un tempo zero, o almeno non lo si capisce immediatamente, non c’è quindi per il protagonista un vero e proprio presente. Il protagonista è soggetto a continui salti spaziotemporali in avanti e indietro che stabiliscono di volta in volta un immanente diverso. Metaforicamente è come se egli fosse steso su un lettino e, costretto a ricordare, si rappresentasse vividamente di volta in volta il fluire delle diverse esperienze della sua vita rivivendole nuovamente in prima persona. Procedendo nella lettura del testo, ci si accorge che con ogni salto del protagonista riemerge un nuovo frammento che ricompone un altro momento da questi vissuto. Attraverso il recupero dei frammenti, il protagonista torna indietro, aggirando sempre più efficacemente le barriere che la sua mente ha posto di fronte al recupero del trauma (rappresentato evidentemente dal bombardamento aereo). La stessa trama parallela del rapimento del protagonista ad opera degli extraterrestri di Trafalmadore mi è sembrata la descrizione di uno stato allucinatorio che si alterna al frammentato recupero della memoria delle esperienze passate e rappresenta una fuga difensiva dalla realtà.

Se questa chiave lettura è corretta si può considerare “Mattatoio n° 5” un romanzo di fantascienza, e una lezione antimilitarista, ma anche un’efficace descrizione del modo in cui la mente umana affronta una sindrome da stress post traumatico e del mezzo attraverso cui può liberarsi dalla sofferenza causata dal trauma stesso.