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mercoledì 5 giugno 2013

Django Unchained e Inglorius Basterds: il passato secondo Quentin Tarantino

Quentin Tarantino non è un regista, bontà sua, che lascia indifferenti. 
O lo si apprezza o lo disprezza. I motivi di chi ne disprezza i film sono solitamente tre: 

- troppa violenza; 
- troppa verbosità nei dialoghi; 
- trame difficili (troppi flashback) e quindi pesanti; 

Quali sono invece i motivi di chi apprezza i suoi film: gli stessi tre! 

Quello che i pochi detrattori di Tarantino non capiscono è che il suo non è un cinema impegnato, dei grandi temi che illuminano l'essere umano e contribuiscono a quella ricerca sul senso ultimo dell'umana sofferenza e tutte le solite minchiate e bla bla bla.

Tarantino è essenzialmente un intrattenitore. Ma uno che lo fa con gusto e con consapevolezza e sopratutto con la passione dell'accanito cinefilo. Ma ovviamente anche con creatività. E così riesuma il cinema di serie b (italiano, europeo, orientale) rendendogli omaggio in ogni sua pellicola ma nel contempo ne reinventa gli schemi e riutilizza quelle scene e quelle emozioni per creare qualcos'altro: una storia nuova.
Che cos'è Django Unchained se non un'operazione di questo tipo, peraltro riuscitissima? 
Si tratta semplicemente di riprendere dal pozzo senza fondo del dimenticatoio nel quale sono stati ingiustamente ammassati gli stilemi dello spaghetti western, e di riutilizzarli non per creare un altro spaghetti western ma per fare qualcosa di nuovo. Un nuovo film, una nuova storia, un nuovo puzzle e se manca la colla che serve a tenere insieme tutti i tasselli eccola lì: violenza cruda ma passata sotto la lente distorcente dell'ironia (una su tutte lui stesso che esplode con il candelotto di dinamite verso la fine); dialoghi circostanziati, flashback sul passato dei personaggi. 

Che poi Django Unchained sia uno dei pochi film americani recenti a parlare di schiavitù non può che suscitare enorme rispetto per un autore che lancia così la sua sfida irriverente ad Hollywood: voi fate film fracassoni con supereroi fighetti per far vedere a tutto il mondo che siamo i più fighi e forti e bla bla bla, e io  faccio vedere a tutti che veniamo dalla merda. 

Ma è anche un fatto che a QT di fare analisi storiche non interessa un granché. Non so quanta ricerca storiografica ci sia dietro i suoi film storici (Django Unchained e Inglorious Basterds), fatto sta che a me non sembra proprio che il suo interesse principale sia discutere di storia et similia. Quello che interessa è divertirsi e divertire e se proprio si vuole mandare un messaggio che sia un sottotesto.


Prendiamo Bastardi Senza Gloria.

[attenzione spoiler in arrivo per tutti quelli che non l'hanno visto! cessate di leggere se non volete rivelazioni sulla trama e andate a vedervi il film. Io ve l'ho detto non dite che non vi ho avvisato!]


E' un film sulla guerra? Nein! Come, non è un film sull'occupazione nazista della Francia? Macchè. Ma vi pare che Hitler è morto in Francia in un cinema?
Proviamo ad addentrarci un po' di più nella trama, andiamo un pelo sotto la superficie e vediamo che cosa potrebbe invece essere e forse realmente è. 
Il film contiene sostanzialmente due storie: la prima è quella di Shosanna. All'inizio del film vediamo che riesce a scappare da un rastrellamento del terribile cacciatore di ebrei Hans Landa. Successivamente la troviamo con un'altra identità a Parigi a gestire un cinematografo. Shosanna ha perso tutti i suoi cari a causa di Landa e dei Nazisti e si trova ora a poter ordire una vendetta tremenda: i nazisti bruceranno nell'incendio che appiccherà nel suo cinema. 
Melanie-Laurent-as-Shosan-002.jpgShosanna è una vendicatrice, è sostanzialmente la Beatrix Kiddo di Kill Bill con un altro volto e in un altro tempo. Ma se per ipotesi potessimo prendere i due personaggi e scambiarli e osservare le loro azioni e reazioni scopriremmo che si comporterebbero esattamente allo stesso modo. 
Già questo è un punto importante. 


Ma c'è dell'altro: chi sono i nazisti? Che cosa rappresentano se non il male assoluto o meglio il male per antonomasia. Nel cinema i nazisti non sono quasi mai i buoni o i protagonisti. Nel linguaggio del cinema americano nazista=cattivo, è un'equazione dalla quale non si sfugge. E quindi Quentin ci gioca con questa equazione. Se il nazista è il cattivo, è il male allora io lo uccido e lo faccio ardere in un cinema perché l'antitesi del cattivo è il buono e il mio buono è proprio il cinema. Ecco perché i nazisti muoiono nel cinema, perché il messaggio che si vuole mandare è: il cinema sconfigge i nazisti, cioè in soldoni il cinema sconfigge il male.  

Ma prendiamo ora l'altra storia del film e gustiamocela meglio. 
Nell'altra storia ci sono un gruppo di soldati ebrei guidati dal Tenente Aldo Raine, i bastardi appunto, che paracadutati oltre le linee nemiche, in pieno territorio nemico, scorrazzano allegramente infischiandosene delle regole dell'umana pietas e della convenzione di Ginevra e si preoccupano solo di cacciare, nel senso di andare a caccia, quanti più nazisti possibile. Ma sopratutto di lasciare un segno indelebile sulle loro teutoniche fronti. 
Ora la domanda è: chi sono questi bastardi senza gloria? Chi è quell'Aldo Raine che li guida? 

Qui chiamo in causa "Quentin Tarantino: l'uomo e i film" di Jami Bernard. In questa agile ma precisa biografia si parla della tanto decantata a posteriori esperienza del regista al negozio Video Archives di Manhattan Beach. Evinciamo dal resoconto di Jami Bernard che a quel tempo Tarantino condivideva con altri commessi del negozio la sua passione per il cinema di serie b e il cinema orientale e un po' tutti erano fanatici di quei cult movies che si prodigavano di visionare insieme nei momenti di libertà. In pratica era un gruppo affiatato di futuri cineasti e scrittori di cinema. 
Tarantino Talks ‘Inglorious Bastards’

Ciucciatevi chi c'era e chi ci andava all'epoca (video archives).

Erano quindi un gruppo di autori fuori dagli schemi, innamorati di cinema e pronti a gettarsi oltre le linee nemiche per scombussolare il cinema mainstream. Vi dice qualcosa? 

Chi sono i bastardi? Chi è Aldo Raine? Sono Tarantino e i suoi che si lanciano oltre le linee nemiche per scorrazzare liberamente e scombussolare il cinema paludato degli Studios. 
Ok? Ma sopratutto vogliono lasciare il segno, il loro segno e infatti lo fanno sulle teste dei malcapitati soldati che gli si oppongono. I cattivi. 

Allora chi sono i cattivi? i nazisti? In parte sì, ma i veri cattivi, se estendiamo la metafora del film sono gli Studios, Hollywood e company che distruggono la purezza del cinema e che loro, da bastardi senza  alcuna gloria combattono da infiltrati e dall'interno. 
E nessuno si accorge della metafora, del sottotesto del film perché sono tutti a guardare Hitler e i nazisti che muoiono nel cinema e a dire: "eh, ma come? mica è morto in Francia". 

Così Tarantino ce la fa sotto il naso e si diverte pure a dircelo in macchina con la battuta finale: 

"sai che dico Utivich, questo potrebbe essere il mio capolavoro"