Visualizzazioni totali

venerdì 22 maggio 2020

Mortdecai

Volevo scrivere questo post alcune settimane fa. 

Sono in ritardo. Non ho giustificazioni; Coronavirus, quarantena, lavoro agile, pigrizia... un po' di tutto, a dire la verità. 

Qualche settimana fa il post doveva avere un suo mordente. Doveva essere un po' critico nei confronti del film Mortdecai (2015), che avevo visto sullo streaming Rai e che ero intenzionato a vedere da diverso tempo (almeno da quando il faccione curato e truccato di Depp aveva iniziato ad accogliermi ogni mattina prima di entrare al lavoro facendo capolino sulla bacheca pubblicitaria del cinema lì vicino). 

L'idea doveva essere quella di chiedersi se si può insegnare a fare cinema, spiegando chiaramente cosa non si deve fare e non solo cosa va fatto. Immagino che nelle scuole di cinema si proiettino i film migliori, quelli da imitare (o più prosaicamente da copiare), e si insegnino i "fondamentali" per produrre un buon film. Allora ho pensato che si potrebbero mostrare anche i film che non funzionano, quelli brutti o che presentano difetti tecnici e strutturali e si potrebbe dire agli studenti: "Non fate così".

Tutto ciò per dire che il film non mi è piaciuto. I motivi sono diversi. Nonostante un cast di tutto rispetto, una certa profusione di finanziamenti che appaiono nella cura dei dettagli e della scenografia e forse anche di una storia che in fin dei conti ci poteva pure stare ed essere avvincente, il film non va. Forse è il protagonista che non suscita nessuna immedesimazione quanto invece repulsione. Ma non la repulsione che potrebbe suscitare un cattivo tutto tondo, una maschera, per la quale in fondo si prova simpatia, fascinazione e anche empatia. No, proprio non è questo tipo di protagonista. Mortdecai, il personaggio intendo, è insulso e stucchevole. E mi dispiace per Depp che fa il suo onesto lavoro, forse caricando un po' la recitazione, ma senza strafare. Siamo comunque anni luce da Jack Sparrow e tutto il resto, intendiamoci. Se l'idea era trasportare un corrispondente tipo alla Jack ai giorni nostri, be' hanno toppato di brutto. Amen. 

Comunque, mentre mi arrovellavo su queste profonde meditazioni su Mortdecai, mi sono detto: ma perché parlare male di un film (e per esteso di qualsiasi opera?). Che diritto ho io di analizzare al fine di dire male dell'opera di qualcuno che ci ha messo impegno e fatica e soldi e speranze e illusioni e desideri e via dicendo? Un po' di rispetto, diamine. Quindi ho rinunciato. Non volevo più scrivere nulla e la stessa ritrosia mi ha preso per qualunque altra opera siano libri, fumetti, quadri, vini (di cui sono un riconosciuto esperto nonostante sia praticamente astemio e non mi piacciano particolarmente), scritture antiche, opere Maya influenzate da visite extraterrestri, filmini porno amatoriali, e un po' tutto ciò che fa cultura oggi. 

Insomma, forse devo ammettere con me stesso che la quarantena ha avuto un effetto più dirompente di quanto immaginassi. Ma ho iniziato una profonda meditazione sull'essere e il non essere e sull'avere e il non avere. In pratica mi sono detto: ma vivi e lascia vivere! (o come direbbe McCartney: "Vivi e lascia morire").

Da un po' di tempo cerco di ripetermi spesso la seguente frase:"Chi è senza peccato, scagli la prima pietra." Ho riflettuto sul significato e penso che quello più puro e scevro da sovrastrutture sia semplicemente: "Non giudicare". 
E' stato detto anche più chiaramente "Non giudicate se non volete essere giudicati", ma qui ci vedo più l'intervento di una morale religiosa e non è quello che mi interessa. 

Ciò che credo è che a partire dall'assunto che giudicare il prossimo sia sempre sbagliato, bisogna sforzarsi di sviluppare quanto piùè possibile un'empatia nei riguardi dell'altro. Insomma un mettersi dal punto di vista dell'altro e capire come scriveva Fitzgerald nell'illuminante prima pagina de "Il grande Gatsby", che non tutti hanno avuto le tue opportunità. 

Ora, se questo vale per chi ha avuto meno opportunità di noi, può valere anche per chi ne ha avute di più? Io credo di sì. Se io scrivo male di un regista o di uno sceneggiatore, di un attore o un produttore, a che titolo lo faccio visto che non ho mai lavorato nel cinema. Sì, sono uno spettatore, ho un mio gusto estetico, preferenze e bla bla bla. E quindi? E' giustificata l'acrimonia? 
No. 

Meglio vivere e lasciare vivere, o meglio vivere e lasciare morire.