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lunedì 30 luglio 2018
Jupiter - il destino dell'Universo
sabato 28 luglio 2018
Paura di una scrittrice?
giovedì 26 luglio 2018
X-men le origini - Wolverine (Usa, 2009)
mercoledì 25 luglio 2018
Il Suono del Secolo di S.Mannucci (ed. Mursia)
Il prete bello - Goffredo Parise
C'è ancora qualcuno che nel 2018 legge "Il prete bello" di Parise? Mi auguro di sì.
Si tratta di una piccola perla che l'oblio per una certa letteratura del primo novecento rischia di far affogare nel dimenticatoio.
Non siamo catastrofici su'? Eppure sono convinto che certi romanzi, soprattutto per le nuove generazioni, che passano il loro tempo a cazzeggiare sui cellulari, siano sconosciuti e tali resteranno.
Vabbe', la smetto di tirarmela, nemmeno io ho letto granché e allora non ho il diritto di criticare. Chi è che diceva "Chi è senza peccato scagli la prima pietra" ? Uhm, sì coso, aspetta... ce l'ho sulla punta della lingua...
È un romanzo scorrevole, Parise ha, come Piero Chiara, uno stile lieve ma con cui potrebbe scrivere qualunque cosa, e che io, da scrittore della domenica, e tra un po' nemmeno quella, gli invidio terribilmente.
Non c'è una vera trama, ruota tutto intorno alle vicende e ai turbamenti prodotti dalla figura di Don Gastone Caoduro, prete di bell'aspetto e dotato pure di una certa ambizione, che produce nelle abitanti di un caseggiato vicentino poco prima della seconda guerra mondiale.
Ma poi sono tutti episodi o sottostorie che si incastrano perfettamente. C'è un climax che ha per protagonista Cena l'amico della voce narrante Sergio, e che a mio avviso, insieme al Ragioniere, uno dei personaggi più divertenti del romanzo.
Quindi è un romanzo moderno, per stile, trama e contenuti. Siamo dalle parti di Uccelli di Rovo, per intenderci. Ok, ma pure i preti sono uomini o no? E non so la chiesa come l'abbia presa all'epoca, ma immagino non benissimo.
Quanti altri romanzi sono leggeri nello stile e pesanti nei contenuti allo stesso tempo?
E perché leggere nuovi romanzi scadenti se ci lasciamo alle spalle quelli buoni senza nemmeno averli letti?
E soprattutto: ma la smettiamo di farci le seghe mentali su quali siano i buoni romanzi e quali no e non leggiamo e basta?
Ciao ciao.
martedì 24 luglio 2018
Deadpool 1 e 2
Approfittando del fatto che moglie e figlie sono al mare e di una programmazione della multisala warner che proietta Deadpool 2 per una settimana in seconda serata al modico prezzo di 3 euri et 90 centesimi, ieri sera sono andato al cinema.
Avevo visto il primo Deadpool e mi era piaciuto ora il secondo che speravo di vedere in proiezione estiva a basso prezzo (Braccio corto, Napval? No, caro, solo oculatezza).
Ma siccome l'orario di proiezione delle 22.30 mi spaventava, ci ho pensato su tutto il giorno, lambiccandomi il cervello sull'opportunità o meno di stare fuori fino a tardi, finché verso le diciotto una provvidenziale collega, a cui ho confidato i miei dubbi, non mi ha fatto notare quanto sia vecchio a fare certi ragionamenti.
Grazie cara, e sì ci avevo pensato anch'io più o meno verso le tre del pomeriggio.
Allora cacchio, ho pensato, ci vado e se domani avrò mal di testa chissenefrega prenderò un moment.
Poi al cinema sono arrivato per primo e per dei buoni dieci minuti ho temuto di essere l'unico ad assistere alla proiezione (la mandano lo stesso? Ma sì, cavolo, ho pagato...), finché dapprima una coppia e poi alla chetichella un gruppetto di nottambuli in ordine spazio non ha deciso di farmi compagnia. Bene.
E dopo questa pallosissima premessa arriviamo al film.
Li metto insieme perché al di là della trama il senso di Deadpool è solo uno far fare quattro risate. Se poi sono grevi è meglio.
Ci ho pensato mentre tornavo a casa, cercando di restare sveglio e di non prendere qualche platano sul ciglio della strada, in effetti il piacere di guardare Deadpool sta tutto nelle battute, nei dialoghi e negli sketch.
Perché per il resto, ok le azioni e i combattimenti, che lo sappiamo sono sempre quelli, per quel che mi riguarda non mi colpiscono più di tanto; la trama poi è abbastanza lineare nel primo dove c'è la novità e si potrebbe anche chiudere qui mentre nel secondo è un po' più complessa e comunque non potrebbe stare da solo per i troppi rimandi al primo film; insomma si poggia quasi tutto sulle chiacchiere di Deadpool quindi o in un eventuale terzo film tirano fuori qualcosa di più dalla trama oppure è meglio finirla qui.
Lo sappiamo che ormai i film di supereroi sono sempre quelli: c'è un cattivone, un buono un po' ritroso ad impegnarsi perché cia' i cazzi suoi, qualche spalla sfigata a cui è demandata la parte divertente, una bella gnocca che dice qualche frase ammiccante, un mega scontro con i soliti effetti speciali, il buono sta per morire ma alla fine ce la fa; vissero tutti felici e contenti; titoli di coda e scenetta post titoli.
Sì, adesso c'è la variante: qualcuno dei buoni muore, la spalla o la gnocca, dipende da quanto gli sceneggiatori vogliono osare. Capirai che sollazzo.
Vabbe. A chi è piaciuto il primo film piacerà anche il secondo. Buona visione.
Per finire: ho preso i pop corn e una coca. Una ladrata.
Stanotte poi mi sono svegliato alle quattro con la paura di morire e un forte reflusso.
Stamattina niente mal si testa, evvai, ma non so perché, e so che non c'entra niente, è da qualche ora che ho in testa Eleanor Rigby dei Beatles.
Boh?
domenica 22 luglio 2018
I love Radio Rock
Ieri ho finalmente visto I love Radio Rock (2009) di R. Curtis, che finora avevo solo visto a spizzichi e bocconi e mai fino alla fine.
Bisognerebbe tirare fuori il compianto Labranca che scriveva, se non sbaglio su Chaltron Heston, in commento di Questo piccolo grande amore di Baglioni, un elogio nostalgico e quanto mai veritiero sul fatto che lui, come molti altri, e come me del resto, avesse rimpianto di non aver vissuto i microeventi narrati nella canzone.
E questa è proprio l'emozione che suscita il film. Non è la Swinging London di cui si parla, ma di fatti ambientati durante quel periodo, in cui all'esplosione del rock seguiva il proliferarsi delle radio pirata che in barba alla barbosa BBC trasmettevano senza freni né ritegno la musica che i giovani dell'epoca volevano davvero ascoltare. Stiamo parlando di fatti reali seppur qui romanzati e resi in commedia musicale.
Eppure non è questo il motivo per cui il film piace e suscita quel rimpianto per ciò che non si ha vissuto.
Sono gli amici. I bagordi. Lo stare in mezzo al mare in una nave anarchica con una combriccola anarcoide ma sotto l'egida di un pater onestamente sopra le righe. Il rock, quello buono certo. Sono le ragazze che arrivano una volta ogni due settimane e quindi giù sesso o se non si è esperti e navigati (appunto!), giù con le prime esperienze e perché no figuracce.
E' tutto questo ed è anche fare finalmente ciò che veramente piace e ciò in cui si crede e sentirsi ancora vivi quando le luci si spengono.
E' un film leggero. Ma è un film che consiglio e che rivedrei con piacere se non altro per provare un po' di quell'emozione del rimpianto di non aver vissuto quei momenti e risognare ad occhi aperti di essere parte dell'equipaggio di quella folle barca.
Se ya later...