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martedì 9 agosto 2016

La parola è un virus

 Alla fine ho scelto Verga e mi sono sparato tutto Mastro don Gesualdo, e così sia.

Avrei anche le novelle con me, ma sinceramente non me la sento proprio. Penso che passerò a Scerbanenco.

Intanto, poiché il mio eBook è pieno di risorse ho rispolverato anche Burroughs, con il saggio sulla scrittura creativa che andrebbe riletto ogni tanto: la parola è un virus... scopo dello scrivere è far accadere le cose... 

Già...

Dunque, sto giocando anche a scacchi contro Chess per iPad. Ovviamente perdo sempre. Mi ha assegnato un punteggio Elo di 800, ma è una truffa infatti ogni volta che perdo mi toglie punti e sta rapidamente scendendo.

Baciamo le mani.

venerdì 5 agosto 2016

Due di fila!

Mii, due post di fila!

È che non c'ho un ... da fare...

Riflessione del giorno: ma perché alla fine del viaggio in aereo la gente applaude l'atterraggio?

Ecco alcune possibili spiegazioni:
1. Si applaude la bravura del pilota che ha eseguito una manovra difficile con destrezza.
Ma in teoria non tutti gli atterraggi sono difficili. Inoltre ci si augura che il comandante abbia fatto un corso per prendere il brevetto in cui gli abbiano spiegato anche come atterrare (magari no, magari quando hanno spiegato l'atterraggio era assente per malattia oppure il corso prevedeva che il brevetto lo dessero anche con l'80% della frequenza e all'esame non gliel'hanno chiesto l'atterraggio. Puo' essere...);

2. Si applaude perché è stato gentile a darci un passaggio fino a destinazione.
Ok, ma non penso che l'aereo sia suo e in teoria per pilotarlo lo pagano pure. Mah.

3. l'Applauso è liberatorio perché fondamentalmente ci si caga sotto a volare in aereo;
Ah, mi sa mi sa che la verità è questa qua.

4. Si sa quando si parte ma no n si sa quando si arriva ( e se si arriva).
Questa è simile alla precedente, però di solito, se parto mi aspetto anche di arrivare.

Quindi alla fine dei conti si applaude qualcuno che pilota un aereo non suo, che viene pagato, che in teoria dovrebbe sapere bene come si atterra in un viaggio che non è attraverso un buco nero ma su rotte conosciute.

Buon viaggio.

giovedì 4 agosto 2016

Su grande richiesta...vacanze!

Su grande richiesta di mio cugino L. scrivo questo post dopo una pausa lunghissima che aveva fatto disperare i miei innumerevoli e affezzionatissimi lettori
È tempo di vacanze! Dal mio buen retiro siculo vi aggiorno sulle letture estive.
Dunque, dovendo combattere strenuamente contro le ridicole limitazioni imposte dalle compagnie low-cost, sul peso e le dimensioni dei bagagli a mano, ho dovuto rinunciare a portarmi in vacanza It di Stephen King e il Signore degli Anelli di Tolkien.
Peccato. Il primo lo avevo iniziato qualche tempo fa e non ricordo perché l'ho lasciato lì. Il secondo mi sono sempre ripromesso di leggerlo e non l'ho mai fatto. Fatto sta che giacciono entrambi sugli scaffali della mia libreria a prendere quintali di polvere.
Così, grazie alle suddette low-cost ho dovuto ripiegare sul lettore e-book

È un oggettino acquistato da mio padre su internet per pochi euro. L'unica pecca è la retroilluminazione sempre attiva. In pratica è più un tablet che un lettore però funziona bene per il prezzo di listino.
 Ovviamente ho dovuto metterci qualche libretto della mia collezione nonché consultare liber liber per l'occasione (Sito consigliatissimo!)

 In aeroporto, in uno dei rari momenti di tranquillità concesso dalle figlie, so io riuscito a terminare la lettura di Bonjour tristesse della Sagan. Era da tanto che volevo leggerlo e sono contento di averlo fatto. Adesso ho una bella lista davanti, nella quale rientra sicuramente Paura e disgusto a Las Vegas di Hunter Thompson. È un libro cult è già solo l'incipit prende bene. 

Ma prima vediamo la lista. Purtroppo non ho con me l'opera omnia di Conan Doyle su Sherlock Holmes, perché non so dove ho messo il file. Boh? Perso su uno dei tanti hard disk o forse caricato sul Tolino che da mesi ormai, mia moglie ha sequestrato per il suo diletto serale. 

Altro rammarico è il non aver trovato Tempo di uccidere di Ennio Flaiano che è da tanto che vorrei leggere.

 Comunque, bando alle ciance e fuori la lista delle possibili letture vacanziere: 

  • Mastro Don Gesualdo di Verga (così completo il trittico iniziato con Storia di una capinera e I Malavoglia); 
  • La luce di Orione di Evangelisti ( eh sì, cavolo, mi manca poco per completare il ciclo di Eymerich); 
  • Venere privata e Traditori di tutti di Scerbanenco (letture obbligatorie per chi ha apprezzato I milanesi ammazzano il sabato);
  •  C'è un cadavere in biblioteca e Trappola per topi di Agata Christie (il primo va letto se non altro per le possibili battute sul mio lavoro, il secondo invece l'ho trovato anche in versione cartacea nella biblioteca dei miei suoceri. Apro una parentesi: poiché il lupo perde il pelo ma non il vizio - e io mi sono infatti tagliato la barba- sono sempre lo stesso predatore delle biblioteche altrui, in quella dei miei suoceri ho trovato anche L'amico ritrovato di Uhlman, La lettera scarlatta di Hawthorne e niente popo' di meno che Fatherland di Harris, che avevo iniziato secoli fa e abbandonato per poi quasi pentirmene. Li leggerò? mah, non mettiamo limiti alla Provvidenza. Chiusa la parentesi). 
  • La confessione di Tolstoj ( solo 95 pagine); Rainbow Six di Tom Clancy ( divaghiamo e svaghiamoci); 
  • Il Suggeritore di Carrisi (idem come sopra);
  •  La cura del Gorilla e Gorilla blues di Sandrone Dazieri ( oh, questi sono interessanti, perché pure volevo leggere qualcosa di questo autore da un po'); 
  • La storia infinita di Ende (mmh, mi sa di no, so già come va a finire...);


 Vabbe' finiamola qui. Non è detto che debba per forza pescare da questa lista, anche se l'intenzione c'è; ma suvvia, siamo in vacanza oppure no? Come si vede, non c'è un ordine, uno schema, un filone. Ma chissenefrega. Ho detto che sono in vacanza. 

Dunque, che altro? Ah sì, ma quanto tempo ci vuole per sentirsi davvero in vacanza? Intendo dire che oltre che con il fisico bisogna andarci soprattutto con la testa. Io ci provo ma poi succede l'imponderabile, tipo che la collega ti chiama perché il capo, al quale avevo mandato una mail con tutte le istruzioni sul da farsi in mia assenza, non le dice di chiamarmi perché la mail non s' è nemmeno sognato di leggerla. Ora, io non seguo molti principi religiosi, ma certamente uno al quale sono sinceramente fedele è quello espresso dalla seguente massima latina: 

Numquam capitum comite in vacantia defecandum est 
(Traduzione: non bisogna mai disturbare il collega in vacanza). 

Purtroppo la telefonata della collega, mortificata perché ligia anche lei allo stesso severo dettame morale, mi ha un po' reso le cose difficili. È quindi sto faticando un po' ad andare in vacanza con la testa. Spero tanto che le immersioni a mare e nella lettura mi aiutino. Au revoir.