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martedì 15 novembre 2011

in un tripduio di miccette...

"In un tripudio di miccette il governo è caduto e i suoi brandelli in cielo compongono la scritta: Zio cantante..."

Il profetico Elio ci fornisce il senso della situazione. E' caduto il governo: e adesso? 

Adesso boh. C'è una crisi pazzesca, c'è un debito fuori controllo, c'è una classe politica che non vale niente nè dal punto di vista morale nè da quello intellettuale. 
E intanto la ggente, come se nulla fosse, tira a campare. Si potrebbe dire che è giusto così, che così è sempre stato fatto. Che ha ragione la ggente a vivere alla giornata cercando di arrivare a fine mese perchè "loro, i potenti, sono più grandi di noi". 

Ma io non sono d'accordo. Non credo che si debba vivere così. Ci si dovrebbe interessare alla vita pubblica e politica e tenere sotto stretta osservazione i rappresentanti del popolo e vigilare attentamente sul loro operato. 

 Negli ultimi tempi mi sono persuaso del fatto che la vera colpa della misera situazione in cui ci troviamo sia da attribuire proprio alla ggente, al volgo, alla plebe. E' il suo qualunquismo, il suo menefreghismo, la sua negligenza a determinare una classe politica assolutamente inadeguata. Ma chi li ha votati i parlamentari? In Italia, grazie al cielo, c'è la democrazia, quindi è stato il popolo sovrano a  eleggere tali personaggi. 

Ci si lamenta spesso dei politici, delle loro disonestà e di tutti i loro difetti (attacamento alla poltrona, corruzione, inettitudine e chi più ne ha ne metta) con l'atteggiamento presuntuoso di chi non c'entra nulla con quelli là della casta. Invece c'entrate (e c'entriamo, perchè no?) eccome cari signori. Siamo stati noi a generare il baratro in cui qualcuno dice che ci troviamo. Chi li ha eletti questi? Dovremmo porci più spesso questa domanda e affrontare il problema con una lucida razionalità sopratutto quando in sede di voto si deve operare la scelta di chi andrà al potere e avrà la responsabilità delle sorti dello Stato. 

C'è un'altra idea che mi frulla in testa di questi tempi. 
E' l'idea della crisi. Si parla di crisi di qua, crisi di là. Mi sembra quasi che la crisi sia nella nostra mente prima che là fuori. La crisi delle coscienze, la vogliamo chiamare così? 
La crisi è un momento psicologico importante. E' l'ultimo gradino di una discesa e quindi il segnale evidente che le cose non funzionano nel modo in cui le stiamo facendo. 
Forse in Italia dovremmo ragionare un po' di più su noi stessi, su certi comportamenti che sono ormai parte di noi ma che non vanno più bene. Sulle nostre opinioni e le nostre certezze e magari provare a cambiare. 
La crisi è il momento in cui siamo avvisati che dobbiamo cambiare. E allora facciamolo. Iniziamo a interrogarci serenamente su quello che non va. Iniziamo ad affrontare i problemi che abbiamo senza nasconderci dietro un dito o dietro le solite scuse. 
E poi agiamo. 

Il risultato? non è certo. E allora? Chi se ne frega, proviamoci.


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