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venerdì 4 novembre 2011

Due libri non recenti ma divertenti

Ecco due libretti letti di recente, ma non scritti di recente.

Il primo è un saggio di Pascal Bruckner intitolato: "il matrimonio d'amore ha fallito".

Si tratta di un piccolo pamphlet alquanto provocatorio che confuta l'ideale del matrimonio d'amore ma la cui tesi potrebbe essere estesa a qualsiasi tipo di relazione. Secondo il sociologo Bruckner il matrimonio d'amore è un desiderio realizzato dai nostri tempi e a lungo negato alle generazioni precedenti le quali hanno dovuto sopportare la necessità di un matrimonio imposto da altri. Poi con il Novecento ecco la conquista definitiva del matrimonio voluto e ricercato dagli sposi - amanti; una grande evoluzione sociale che ha permesso di affermare la libertà degli amanti di scegliere davvero con chi sposarsi. Ma con quale esito? secondo Bruckner, che provoca un po', forse il matrimonio d'amore e non per interesse è stato a sua volta annullato dal grande numero di divorsi e separazioni (più o meno burrascose) che ha caratterizzato la vita recente delal nostra società (si parla dell'occidente, ovviamente). Allora perchè non ritornare al matrimonio per interesse o comunque a quello che non ha aspirazioni idealistiche (non si idealizza il partner come avviene durante la fase "acuta" dell'innamoramento)? Sicuramente la non-aspettativa verso un qualcosa salva quella cosa dalla probabile delusione che si prova quando poi ci si imbatte nella dura realtà dei fatti.

Quindi la proposta è quella di limitare il sentimento e ricorrere alla razionalità cioè di sposarsi senza lasciarsi andare a trasporti emotivi che alla fine si tramuteranno nella maggior parte dei casi in delusioni e rancori tra gli innamorati. La razionalità invece imporrebbe un calcolo anche di interesse sulla bontà di una relazione e di conseguenza sulla sua possibile durata.

Condivido questa tesi? No. Sono d'accordo sul fatto che l'idealizzazione genera disastri ma forse troppo romanticamente tendo a considerare il matrimonio ancora l'utlimo baluardo a difesa dell'amore. Comunque la lettura di questo libricino è divertente e scorrevole.

Il secondo è un romanzo giallo (genere con il quale non ho molta familiarità) è una prescenegiattura di PIero Chiara. L'idea dello scritto era quella di preparare una storia per la trasposizione televisiva ed infatti nl 1970 venne realizzato uno sceneggiato diretto da Paolo Nuzzi che ha diretto anche "Il piatto piange" da un altro romanzo di Chiara.
Non leggendo molti gialli non so se si può considerare un giallo canonico o no., se cioè rispetta i canoni dil genere (ma in fondo chi se ne frega?). La trama è appasionante e la lettura scorrevolissima. Ci sono colpi di scena e si vuole andare avanti per vedere come va a finire. In soldoni mi è piaciuto.
Consiglio caldamente anche "il piatto piange" perchè lo stile di Chiara è leggibilissimo e insieme arguto e penetrante.
Pietro Chiara è il narratore della provincia che ha velleità urbane e che quindi si lascia andare ai vizi e della città perchè crede che così si possa liberare dall'arretratezza contadina che la caratterizza. Quindi i suoi personaggi, sono sempre in bilico tra una morale tradizionale, che ha radici nell'umiltà della povertà dalla quale provengono, e una imoralità modernista. Ma Chiara non è un misoneista e nei suoi romanzi non critica lo sviluppo, non è quello che gli interessa. Più delle storie sono i personaggi il vero centro dei suoi racconti, le loro reazioni agli eventi nefasti e le loro debolezze di fronte alla dura realtà. Credo che questa idea di fondo pervada e spieghi anche altre opere di questo autore che andrebbe letto sicuramente di più.
In conclusione: consigliato assolutamente.

P.s.
Spinto da un'irrefrenabile istinto semi suicida ho abbandonato la lettura de "I guerrieri della notte" di Sol Yuirick (non senza rammarico infatti avrei potuto vantarmi di: conoscere quasi a memoria il film; avere il cd della colonna sonora; avere lo stickers per giaccone "the warriors"; avere il videogioco per playstation; ed infine avere letto il romanzo. Così a carnevale avrei potuto anche acquistare il giubbotto dei guerrieri e travestirmi da Swan con una certa consapevolezza culturale) per iniziare la lettura di (udite udite!): Madame Bovary di Flaubert. Lo faccio per poter dire stronzosamente: "io almeno l'ho letto e tu?"

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