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lunedì 24 ottobre 2011

Il mio racconto senza x-factor

Qualche giorno fa ho saputo che la mia prima prova letteraria, il racconto "Il vecchio che dorme nel bosco", non ha superato la prima fase di selezione del concorso "Sospirolo tra leggende e misteri". 

Pazienza. Ci sono rimasto un po' male certo, ma sinceramente non mi aspettavo di ottenere chissà quale risultato. In effetti non sono sicuro di "essere" uno scrittore a tutto tondo e non penso che un semplice racconto (che ammetto essermi costato una certa dose di sudore: lettura e rilettura e scrivi e riscrivi e taglia e rimetti e via...) e la scarsa qualità stilistica dei miei post su questo blog lo testioniano inesorabilmente. 

Questo preambolo per esprimere qualche riflessione maturata ieri sera quando ho visto una replica dei nuovi provini di X-factor.

Due considerazioni. 
La prima: al di là del fatto che molti soggetti si presentano a quei provini tanto per passare una giornata diversa e poter dire agli amici: "Ho visto Morgan e Simona Ventura da vicino", ci sono quelli che ci credono realmente. Sono quelli che si presentano con la speranza sinceramente vissuta di essere "presi" e diventare stelle della musica italiana. Poichè da quanto si vede (o fanno vedere, che è tutta un'altra cosa) sembra che ci provino in molti, dovrebbe sorgere il dubbio che molti giovani, e anche diversi non più giovani aspirino a qualcosa di assolutamente velleitario perchè le loro esistenze non gli consentono di ottenere una piena realizzazione. Il fatto poi che molti di questi svolgono lavori non propriamente considerati desiderabili, sia per scarsità di retribuzione, sia per precarietà, mi suggerisce che magari in questo paesello, oltre alla tv altre vie di promozione sociale non esistano. Perciò il messaggio che passa è: se vuoi sfondare devi lavorare duro, ma solo facendo il cantante, perchè se provi a fare il medico, il professore, l'ingegnere (e permettetemi: lo psicologo), non riuscirai a combinare un c...o in quanto la nostra vecchia e decrepita società non ti metterà in condizione di concretizzare gli anni passati chino sui libri a farti il mazzo. 

La seconda considerazione è questa. 
La tv è essenzialmente finzione. Ricordo che una volta vidi un talk show in cui il compianto Gianfranco Funari (che di fare televisione, evidentemente se ne intendeva) sosteneva che lui avrebbe saputo far vincere un candidato alle elezioni piuttosto che un altro solo con l'uso delle inquadrature. Ci credo. In ogni modo la tv è finzione anche quando pretende di essere presa diretta del reale. Qualsiasi obiettivo fotografico o televisivo non è altro che un'opera di selezione del reale fatta a monte. Se riprendo una scena in un momento e la faccio vedere al pubblico sto decidendo cosa far vedere e come farlo vedere e sopratutto sto escludendo altre cose che non saranno viste. Quando poi interviene la fase di post produzione o il cosidetto montaggio, allora l'azione di selezione del reale, cioè di scelta di ciò che voglio sia fatto vedere, diviene ancora più consapevole.

Durante i provini di ieri mi ha colpito la storia di due sorelle che da anni non si parlavano e che presentandosi l'una all'insaputa dell'altra, si sono ritrovate nello stesso giorno a cantare. Una entra e canta e viene esclusa. Arriva la seconda e sembra passare, ma la giuria inizia a notare che questa concorrente è molto somigliante a quella di prima, allora iniziano ad indagare, a chiedere perchè e percome fino a far buttare fuori che le due sono in rotta da tempo.Ovviamente il tutto corredato da: lacrime, litigi, rifiuti, disperazione ecc. Diciamo che è stato il momento "Cepostaxte".
Probabilmente le due aspiranti erano sincere nel loro dolore, ma nel momento in cui la "giuria" le ha invitate a fare il duetto, ho avuto l'impressione che qualcuno, magari il regista o gli autori (non lo sapremo mai) abbia suggerito di chiamarle insieme per far sì che si creasse del "materiale" da mandare in onda. 

Qui ci ho visto un altro effetto ancora peggiore: la preponderanza della tv su tutto e tutti. La capacità di fagocitare il reale (nel caso in questione la relazione compromessa da anni delle due sorelle) e di trasformarlo in "materiale tv" da propinare al pubblico.

Sicuramente non dirò nulla di nuovo e altri, ben più esperti e consapevoli di questi meccanismi, potrebbero esporre una lezione molto più esaustiva sull'argomento. Eppure ecco la mia considerazione finale. Per quanto provi ad essere consapevole del funzionamento della tv, per quanto cerchi di essere uno spettatore attivo e scettico dei suoi contenuti, non riesco a sottrarmi all'ammaliante effetto di anestetico del cervello e mi lascio incuriosire dalle morbosità delle emozioni che la tv propina.











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