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domenica 16 luglio 2017

Te lo leggo nella mente


Tempo fa, e non saprei nemmeno dire quando, acquistai questo libro per la curiosità di conoscere qualcosa in più del misterioso mondo del mentalismo, del quale avevo tanto sentito parlare, ma non conoscevo una mazza. 
Devo ammettere che subito questo libro non mi entusiasmò e dopo poche pagine lo abbandonai in uno dei meno accessibili scaffali della mia libreria, dimenticandomi o quasi della sua esistenza. 
Non l'avevo capito. Mi era sembrato sciatto e privo di significato. 
Lo so, lo so. Sono un coglione.
Poco tempo fa mi sono imbattuto in questo post pubblicato su Giap! dai Wu Ming e ho pensato: "Cavolo, ma io questo Tomatis l'ho già sentito! E pure il titolo del libro mi dice qualcosa...e anche la copertina azzurra con quel disegno...ma porc. ce l'ho il libro!" 
Beh, insomma, l'ho già detto che sono un coglione. 
E infatti lo ripesco dallo scaffale dei libri dimenticati e, invogliato dal post dei Wu Ming, mi rimetto a leggerlo. 
Ora non dico di averlo finalmente capito in toto, ma almeno ho capito che allora non l'avevo capito (capito, no? è chiaro?).
Il punto è che il testo è un percorso scandito in tappe, o "porte" che si schiudono via via su una realtà sempre più rivelata, di introduzione ad una realtà "magica", dove la magia è esclusivamente un prodotto della nostra mente. Allora c'è una bella differenza tra il prestigiatore e il mentalista. Dove il primo lo si può immaginare come un tecnico delle illusioni capace di stupire, il secondo è un narratore capace di convincere. Una performance mentalistica pura dovrebbe condurci in un'altra realtà o farci scoprire qualcosa della nostra realtà che prima non conoscevamo e quindi introdurci in un mondo di conoscenze più vasto. 
Ovviamente la mera prestidigitazione e il mentalismo spartiscono la capacità tecnica, ma poi il mentalismo richiede altro, cioè cultura, curiosità, creatività, e sopratutto capacità affabulatoria. 
Ecco perché il mentalista deve essere un abile narratore. Perché chi assiste ad uno spettacolo mentalista sia assorbito in un'altra realtà, in cui i "giochi" di prestigio acquisiscano maggiore significato e quindi credibilità. La cornice è tutto.
In effetti Tomatis preme molto su questo aspetto. Se ci si vuole avvicinare a quest'arte, perché a certi livelli si tratta di vera e propria arte, bisogna crearsi un mondo e un personaggio da interpretare possibilmente cercando qualcosa di attinente ad un'ambientazione credibile e che sia di proprio gusto. Ad esempio Tomatis propone un progetto di mentalismo interessante in cui unisce due le sue due passioni: Lost e la Matematica. Ma ovviamente le possibilità sono tantissime. 
Conclusioni: il libro è gustoso, è scritto bene e lo si legge velocemente. E sopratutto incuriosisce e invoglia a saperne di più. 
E io che non l'avevo capito sono un coglione. 
Ma l'avevo già detto da qualche parte, no? 

Ciao


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