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martedì 9 gennaio 2018

Il bisogno di credere

Eccoci qui al secondo post che avevo in mente: 

IL BISOGNO DI CREDERE di Erich Fromm

Diciamo subito che si tratta di un saccheggio della biblioteca dei miei suoceri. Tutte le volte che li vado a trovare, come un novello Francis Drake che assaliva le navi spagnole, mi avvento sulle loro librerie ricolme di tesori. Con una personale lettera di Corsa sancita dalle parole di mia moglie, la mia regina d'Inghilterra: "Ma sì, prendilo pure." 


Detta pure 'sta minchiata passiamo al testo in questione. 

Avevo già letto poco tempo fa "I cosidetti sani", altro testo interessantissmo sulla condizione dell'uomo moderno e il concetto di sanità mentale così come viene comunemente accettato. 

Poiché qui si tratta di una raccolta di saggi, qui ve n'è uno che addirittura intitolato "la condizione attuale dell'uomo" che ho trovato molto significativo e chiarificatore della situazione odierna dell'uomo occidentale. Il che riprova che il testo è comunque attuale sebbene sia stato scritto un bel po' di anni fa. Il copyright sulla quarta di copertina è del '63.

Il libro è un insieme di saggi distinti e in realtà scollegati tra loro. Si tratta di una raccolta di studi sparsi alcuni anche molto più recenti degli anni sessanta, basti pensare al primo e forse più significativo "Il dogma di Cristo", pubblicato per la prima volta in tedesco addirittura nel 1930. 

La lettura è molto scorrevole. E' tranquillamente fruibile anche dai profani o da chi non ha alcuna infarinatura di psicologia o di psicoanalisi poiché Fromm si preoccupa sempre di spiegare in modo semplice e chiaro i concetti di psicoanalisi che introduce nella sua analisi. Spesso questa travalica la psicologia per sfociare nell'analisi storica, sociologica o anche politica. Il che secondo me rende le cose ancora più interessanti. Un ulteriore aspetto che rende la lettura ancora più chiara è la sua tendenza a riepilogare sempre alla fine di ogni saggio il suo punto di vista. Inizia spesso con la locuzione "riassumendo". Be', devo dire che l'ho apprezzato molto. Così non ho dovuto scervellarmi a seguire il filo del discorso. 


Nel dettaglio ecco l'elenco dei saggi inclusi nella raccolta: 

Il dogma di Cristo
Perché ad un certo punto delle persone della Palestina di 20 secoli fa hanno iniziato a credere che un essere umano fosse Dio? Ecco la domanda la domanda a cui tenta di rispondere questo saggio. Qui si comincia con un'analisi storico - politica e si sfocia ovviamente nella psicoanalisi senza però dimenticare l'analisi dell'evoluzione teologica del dogma che ha assunto nel corso dei primi anni del Cristianesimo diverse accezioni. Il perché di queste trasformazioni è spiegato con un adattamento ad una determinata mutazione delle condizioni sociali. I primi Cristiani erano gli afflitti, le masse del popolino succube dei soprusi. Costoro avevano bisogno della figura di un uomo che diventasse Dio. Il primo Gesù era questo. Un essere umano che assumeva il posto alla destra del Padre (Padrone). L'aggressività dei credenti era rivolta contro il Potere. Poi la religione esce dall'alveo originario e si diffonde per tutto l'impero "contagiando" anche altre classi sociali che non avevano bisogno di rivendicare i soprusi subiti in una vita ultra terrena. Ecco allora che il dogma si trasforma. E' Dio che si è fatto uomo. Non era più necessario rovesciare il padre perché non era più questo il bisogno dei credenti. Essi avevano necessità di un Padre buono che amasse i propri docili figli, purché appunto rimanessero tali e non si ribellassero al Potere. Infine una terza trasformazione: quella da Dio - Padre severo a Padre amorevole, quindi Madre buona. Secondo Fromm il cristianesimo del Medio Evo, spodestato dal protestantesimo che ritorna al Dio Padre, si sarebbe fondato su un atteggiamento infantile e passivo come quello del fanciullo che cerca e accoglie le cure della madre amorevole. Ironicamente, Fromm afferma che se questa mutazione fosse avvenuta in un unico individuo, questa regressione sarebbe stata un chiaro indicatore di malattia mentale, mentre essendosi svolta nel corso dei secoli ed essendo comune a tutti, è stata l'espressione di un adattamento sociale. 

La condizione attuale dell'uomo
Mi ha colpito particolamente. Fromm mette in guardia contro la "reificazione" dell'essere umano. Da individuo, che prova sentimenti veri, l'uomo diventa cosa, oggetto con delle qualità e tali infatti si valutano quando lo si descrive. L'uomo moderno è il suo lavoro, il suo successo, il suo denaro. Il suo valore è dato da queste cose. In caso contrario si tratta di un fallito. Splendido. Non è forse stato detto chiaramente da Tyler Durden?  (be', magari Fromm non dice che siamo la canticchiante e danzante merda del mondo...).

Sesso e carattere
Leggetevelo. La domanda è: esistono differenze tali tra uomo e donna che inciderebbero necessariamente sul loro carattere? No, o meglio non proprio.

La psicoanalisi. Scienza o linea di partito?
Non l'ho letto. Sì, l'ho proprio saltato a piè pari. Va bene, ho letto le prime due pagine e ho pensato. Ma chissenefrega! Si parla di diatribe all'interno del movimento psicoanalitico. Non dico che non lo leggerò mai. Ma in questo frangente dell'argomento non me ne poteva fottere di meno... sono stato chiaro? Ho confessato, apprezzate almeno l'onestà.

Il carattere rivoluzionario
Oh, qui abbiamo qualcosa di succulento. Dunque com'è un carattere rivoluzionario? Sono i rivoluzionari persone comuni o no? In realtà si resta spiazzati dalla spiegazione di Fromm e qui sta il bello. Non è come potrebbe sembrare, perché esistono diversi tipi di rivoluzionari. Ma il vero rivoluzionario allora chi è? Una persona sana, viva e mentalmente integra. Una persona che si è emancipata dai vincoli del sangue e della terra, dal padre e dalla madre, dallo stato, dal partito e dalla religione. Un rivoluzionario è un umanista che abbraccia tutta l'umanità e niente di quanto è umano gli è estraneo. Ama e rispetta la vita, è uno scettico e un uomo di fede. 
Semplice, vero?

La medicina e il problema etico dell'uomo moderno
E' un po' complesso da riassumere in poche righe e diciamolo onestamente, non ne ho nemmeno tanta voglia. Ma comunque si tratta di una riflessione sul concetto di etica e sulla necessità di approcciarsi alla professione medica da un punto di vista meno alienato. Nel senso cioè di essere spersonalizzato sopratutto nei confronti del paziente, che non è considerato come un uomo, ma come un oggetto. 
Si ritorna in un certo qual modo al saggio sulla condizione attuale dell'uomo perché anche qui Fromm mette in guardia contro la oggettivazione dell'uomo che purtroppo in medicina avviene per principio. 

Sui limiti e pericoli della psicologia
Non so esattamente quando sia stato scritto questo saggio, ma mi colpisce l'attualità del problema. Oggi la psicologia è stata sdoganata dalla società moderna. Non è più la disciplina di chi studia i "pazzi", ma tutti possono andare da uno psicologo senza vergognarsene (almeno così mi sembra che sia per la stragrande maggioranza delle persone). Eppure Fromm ci mette in guardia. Che uso se ne fa di questa disciplina? Aiuterà veramente a capire e a liberare l'uomo o contribuirà al processo di alienazione di esso da se stesso?

Il concetto di pace nei profeti
La pace dei profeti è pace tra uomo e uomo e tra uomo e natura. Non è la semplice assenza della lotta, come si sarebbe portati a credere, bensì la realizzazione dell'armonia e di un'unione autentiche. Cioè la fine dell'alienazione. 

Quello dell'alienazione è un concetto che ritorna più volte nel pensieri di Fromm. Laddove si intende appunto quella trasformazione dell'uomo in oggetto, in macchina con delle qualità da analizzare, elencare e quindi valutare. Non c'è niente di più anti- umano di questo. Mi chiedo, cosa avrebbe pensato Fromm di Internet e dei Social Network? Possiamo trarre una lezione dai suoi scritti che ci possa indirizzare anche nel tumultuoso mondo del ventunesimo secolo? Ritengo di sì. Non è forse anche oggi sempre più pressante la disumanizzazione dell'essere umano? Forse che internet non ci distoglie eccessivamente dal nostro essere più intimo e quindi più vero? Non stiamo perdendo noi stessi, dietro lo schermo di un pc? 









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