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martedì 8 gennaio 2019

Dico la mia su Bohemian Rapsody

È difficile rimanere distaccati di fronte ad un film del genere.
Mercury e i Queen: un film attesissimo dai fan. Freddy Mercury è un’icona, un mito, E tutti i miti sono irraggiungibili, iconici, è diventa quindi difficile non essere coinvolti emotivamente da un’operazione come questa.

Allora bisogna scindere le due cose: il mito dal film.

Bisogna prendere le distanze ed è comunque difficile anche solo per la somiglianza degli attori ai modelli reali. Uno su tutti Malek, che secondo me fornisce una grande prova di immedesimazione nel personaggio. Ma Malek è un attore promettente e ritengo che Mr. Robot, la serie di cui è protagonista, sia ingiustamente ed erroneamente sottovalutata.

Scindiamo Mercury e i Queen, la loro musica e la loro storia dal film allora.
Sui primi che dire? Cosa volete che dica, che non è stato già detto? Non sarei capace di aggiungere altro. E non credo che si possa aggiungere qualcos’altro. Mercury è un mito oramai consacrato alla storia del rock; le canzoni, le performance, l’impatto scenico, trascendono l’immanente e Sono collocate ormai fuori dal tempo affinché siano tramandate ai posteri.

Veniamo allora al film. Date queste premesse posso dire che penso si sia trattata di un’operazione molto rischiosa. Sicuramente si trattava di un film molto difficile da realizzare.  Non ho voluto leggere molte recensioni prima di vederlo, ma mi pare di capire che la critica maggiore abbia riguardato il mancato rispetto della cronologia degli eventi, che ha comportato dei mescolamenti del corretto svolgersi degli accadimenti.

È una critica corretta se l’intento del film fosse solo quello di una mera ricostruzione didascalica deglie eventi. Cosa che ad esempio avviene nella parte finale con la notevole riproduzione della performance al live Aid.

Ma è anche vero che se l’intento non fosse quello, la critica verrebbe meno.

Ma allora quale era l’intento? Spero non quello meramente commerciale di sfruttare il ricordo di Mercury per vendere biglietti a quarantenni e cinquantenni nostalgici, perché sarebbe triste oltre che disonesto.

Non mi sembra che si sia voluto parlare della malattia e del modo in cui l’ha affrontata, perché lo spazio dedicatole non è molto. Ne’ si è posto l’accento sulle intemperanze e le eccentricità di Mercury, anche perché non mi sembra che si riveli o mostri nulla di particolarmente scabroso.

Non viene sviscerata l’ambiguità sessuale o la presa di coscienza del suo orientamento sessuale.

Insomma, è come se di fronte a tante possibili strade, gli sceneggiatori non abbiano saputo scegliere una direzione chiara. A volte sembra che il film sbandi in un verso, salvo poi rientrare in carreggiata e infilare anche qualche melensaggine di troppo.

Ammettiamo pure che qualsiasi bipoic (come vengono chiamati questo genere di film) sia difficile da realizzare e che questo lo fosse più degli altri, il giudizio resta sospeso.
Un fan di Mercury è dei Queen non se lo può far scappare, ma chi non li ha conosciuti, chi si avvicina per la prima volta, rischia di avere è un’immagine distorta. O forse non è nemmeno la distorsione il rischio, quanto piuttosto quello di non conoscerli affatto.

Ecco un’altra pecca del film, non aiutare nemmeno a farli conoscerli un po’ i Queen e anche solo a mostrare, non per forza a spiegare, le emozioni che hanno suscitato.

Concludo.
È molto difficile dire di non vederlo, nonostante gli aspetti negativi e irrisolti. E i venti minuti finali meritano da soli la visione di tutto il film. Ci si emoziona per le canzoni ma si rimane interdetti per il resto. Il dubbio che l’attrattattiva del film si esaurisca tutta in Mercury e nelle canzoni dei Queen rimane ed è forse la pecca più grande.

Non è un film brutto, ma non è un film riuscito.
Io lo consiglierei comunque, perché comunque si deve vedere.

The end

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