Dovevo vedere Ultras, l'ultimo film di Garrone, quasi uno straight to video, poiché in sala è passato tre giorni soltanto e poi in streaming su N.
E' un buon film. Ottimi attori, ottima la messa in scena, il montaggio e la regia. C'è a sperare che il cinema italiano continui a sformare prodotti come questo.
Non è un film sugli ultras o sul calcio. I tifosi fanno solo da sfondo, da ambientazione o escamotage per narrare una storia di un uomo alle prese con il desiderio di fuggire dal proprio passato.
Il protagonista è un vecchio capo ultras di un immaginario gruppo di tifosi del Napoli. E' un diffidato ed ormai è stanco della vita e del ruolo che tutti gli riconoscono, perché conosce una donna, se ne innamora e vorrebbe farsi una vita normale; quella vita che non ha potuto vivere fino ad allora. Che cosa gli rimane dopo tutti i cori, le trasferte, gli scontri e le diffide? Niente, si è reso conto di aver buttato la vita e vorrebbe correre ai ripari. Avrà la meglio sulla realtà?
Non so se Garrone si sia ispirato a qualche precedente, ma a me viene in mente un vecchio "The Firm", film inglese per la tv del 1988, con un giovane e promettente G. Oldman, da noi tradotto con il titolo "Ultimo Stadio" e passato in tv pochi anni dopo. Anche lì c'è la sottotrama del rapporto tra il vecchio e il giovane, anche lì gli esiti sono simili.
Intendiamoci, quello nostrano non è perfetto, ma va bene così. Non ci sono intenzioni sociologiche o didascaliche, e anche questo va bene. E' una storia, un racconto sulla vita di un uomo e sul suo tentativo di riscatto.
Da vedere.
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