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giovedì 12 marzo 2020

Non voglio nemmeno nominarlo

L'Italia si è beccata il virus. Eh, già.
Sembra di essere tornati indietro di secoli ai tempi dei Promessi Sposi o del Decamerone. Tutti chiusi  casa anche se all'epoca si fuggiva dalle città per rifugiarsi in quale eremo di provincia con la speranza di salvarsi.

In questi giorni sono in ferie a casa insieme a tutta la famiglia, ovviamente. Lunedì prossimo rientrerò al lavoro, mi armerò di autocertificazione e mi recherò in sede dove scoprirò le novità (telelavoro sì, no, forse, probabilmente no).
Dovrebbe essere un periodo di riposo, di film e di letture. Ma la clausura forzata mi rende nervoso e il nervosismo porta ad un altro problema: si mangiano schifezze a iosa con bona pace di tutti i propositi dietistici.

Poiché non penso di essere l'unico a sperimentare tali sensazioni credo che quando l'emergenza passerà ci si ritroverà tutti fuori per strada. E quando saremo imbottigliati nel traffico o in coda al supermercato, rimpiangeremo tutto questo?

Penso di no.

Au revoir.

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