Scrivo
solo ora su Picard perchè ieri si è conclusa la prima stagione in
italiano e volevo vedere dove andavano a parare prima di esprimere un
giudizio.
Prima
domanda: se ne sentiva il bisogno?
Risposta:
No, ma tanto l'hanno fata lo stesso.
Mi
rendo conto che i produttori di serie tv devono quotidianamente
sostenere spese elevatissime per mantenere il loro elevato stile di
vita (ville a Hollywood, auto di lusso, vestiti, donne, viaggi
esclusivi, sfizi di ogni genere) e a loro va tutta la mia comprensione
ed empatia. Quindi capisco che avere tra le mani un franchise come
star trek praticamente morto da più di un decennio sia un dramma che
nessun operaio, minatore, donna delle pulizie o impiegato pubblico
potranno mai capire a fondo.
Ma si sa la fame aguzza l'ingegno.
Ecco
allora un'operazione che sta a metà tra nostalgia dei bei tempi
(...eh quando c'era Picard queste cose non succedevano...magari ci
fosse Picard, gliela farebbe vedere lui al virus...) e bisogno di
trovare una linfa nuova, aprire nuove strade.
Il
tutto inizia con una domanda che prima o poi tutti ci siamo posti
nella vita: che fine ha fatto Picard?
Fortunatamente
i provvidenziali sceneggiatori "ammaricani" ci tolgono ogni
dubbio e fortunatamente ci liberano dalla sofferenza di questa
spaventosa domanda: Picard è andato in pensione.
Così
lo troviamo bello bello nel suo buen retiro nella
campagna francese, sostenuto e assistito da una coppia di romulani
dal passato burrascoso, a badare alle vigne e a crogiolarsi nei
ricordi dei tempi che furono. Il problema è questo ricordo non è
così piacevole. Un uomo come lui, che a bordo dell'Enterprise, come
ogni capitano di quella nave, ne ha viste di cotte e di crude non
riesce a stare fermo o a rassegnarsi al fatto di lasciare fare alle
nuove generazioni. Quando poi a chiedere il suo aiuto è niente poco
di meno che il suo amico Data, allora non può proprio rimandare.
Questo
è in soldoni l'inizio.
Devo
dire che la serie decolla da metà in poi. E verso la fine diventa
anche abbastanza avvincente. Ma bisogna arrivarci.
Il
cast è buono. E a parte Stewart, ovviamente, ci sono anche altri
apprezzati ritorni (che non vi dico per non sciupare la sorpresa).
La
storia è ben congegnata e secondo me si può giustamente ritenerla
parte del canone trekkista. Dirò di più: è una buona serie di
fantascienza laddove, a partire da un tema classico quale il rapporto
tra uomo e macchine, uomo e robot, pone quesiti di natura
esistenziale più elevati sull'origine e il senso dell'esistenza.
La
messa in scena non si discute. Buoni effetti speciali, ma niente di
trascendentale; in linea con star trek che conosciamo.
Un
neo per i puristi potrebbe essere il fatto che le navi si pilotino
con comandi olografici, un po' troppo avanti se prendiamo per buona
la linea temporale di Picard. Ma vabbé, consideriamola una licenza
poetica.
I
personaggi sono ben tratteggiati. Ci sono sottotrame e storie
personali che danno dimensione ai caratteri. Ovviamente in dieci
episodi non ci si può spingere troppo a fondo, ma secondo me gli
sceneggiatori hanno lavorato bene.
Ci
cono i classici elementi di genere. Un nuovo equipaggio in rotta
verso l'ignoto. Come andrà a finire? Lo sapremo nelle puntate che
verranno. Senza spoilerare (ovviamente), dico solo che il finale
lascia presagire una continuazione o meglio, pur concludendo la
storia della stagione, getta le basi per nuove avventure. Vedremo
quanto saranno avidi i produttori...
Concludendo.
Gli
appassionati trekkisti non se la possono perdere, se non altro perché
c'è Picard.
Tutti
gli altri possono benissimo sopravvivere senza.
Non
la metto tra le mie preferite e secondo me non vale Discovery, però
la seconda parte della prima stagione, come intensità ci si avvicina
un pochino. Quindi la salviamo.
Da
vedere?
Boh.
Vedete voi.
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