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venerdì 11 febbraio 2011

La colazione dei campioni di Kurt V onnegut

Ok, mi piace Kurt Vonnegut. E’ uno scrittore paradossale e grottesco e anche se non bazzico volentieri il genere, questo scrittore mi piace. Sono al terzo romanzo letto, dopo “Ghiaccio 9” e “Mattatoio n° 5” e devo ammettere che sebbene fossi inizialmente dubbioso su questo romanzo, alla fine mi è piaciuto.

Vonnegut si sbilancia in una critica abbastanza feroce della società americana del suo tempo. La storia narrata è particolare e ruota attorno a due personaggi, uno scrittore che sembra proprio il suo alter ego cartaceo e un venditore di auto ricco e schizoide. I due non si incontrano se non alla fine del romanzo e l’incontro del tutto casuale e indiretto avrà effetti devastanti sue due.

Quello che colpisce del romanzo non è la storia in sé; è la modalità con la quale è narrata. Quasi in ogni pagina la narrazione è intervallata da disegni, di Vonnegut stesso, che dovrebbero “spiegare” dei concetti base sui quali si costruisce il romanzo e si definisce il linguaggio usato. Questo escamotage provoca nel lettore un effetto straniante che è funzionale al senso del racconto che deve appunto spiazzare e decostituire ciò che è dato per scontato.

È un testo da leggere con attenzione perché dietro una semplicità quasi infantile si celano diversi significati e allusioni davvero stuzzicanti. Una su tutte il velato paragone tra la legge americana sulla bandiera e la coda del cane di uno dei protagonisti. Entrambi non possono essere abbassati così risulta impossibile per i loro possessori comunicare un messaggio di pace e amicizia e quindi entrambi sono costretti a lottare e ad aggredire.

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