Visualizzazioni totali

sabato 28 luglio 2018

Paura di una scrittrice?

L'unica cosa interessante che mi è capitata al lavoro ieri mattina è stato l'incontro con una scrittrice-sceneggiatrice di fumetti abbastanza nota nell'ambiente. Non intendo fare nomi, non è questo il punto. Scrive sceneggiature per un fumetto importante e ha scritto anche qualche romanzo (tre o quattro finora, mi sembra), e per qualche motivo a me sconosciuto e abbastanza incomprensibile vive insieme al marito e alle figlie nel paesello in cui lavoro. Sarà, ognuno si sceglie la propria croce...

Ieri mattina lei è entrata nel mio ufficio per un'informazione generica al che le ho risposto con la consueta professionalità e cortesia che mi contraddistinguono. Dopodiché, avendola riconosciuta le ho timidamente chiesto conferma della propria identità e altrettanto timidamente le ho infine chiesto se potevo stringerle la mano e congratularmi con lei in qualità di lettore di fumetti.

Lei è stata molto gentile, mi ha ringraziato e mi ha salutato. Era evidente che avesse fretta di chiudere ed è anche comprensibile, tanto è vero che non mi sono permesso di trattenerla in alcun modo. 

Qual è allora il punto? Il mio atteggiamento timoroso e impacciato di fronte ad una persona nota. 
Magari non una star con la S maiuscola, ma certo una persona nota, almeno nell'ambiente. Non è questo l'importante. Il punto è il mio atteggiamento. Come si può definire? Timidezza, paura, mancanza di autostima. Non è certo piaggeria o genuflessione nei confronti dei "potenti" (ma di che potere poi?). E' più qualcosa che ha a che fare con la viltà, qualcosa di sciocco, comunque. 

Mi è già capitato di incontrare qualche altro "personaggio", della musica, della tv o dello sport e spesso avuto un po' di timore. Più di una volta mi sono ben guardato dal presentarmi e chiedere autografi (come si faceva una volta) o selfie (come si fa ora). Il che può anche andare bene, perché spesso questi incontri fortuiti sono avvenuti in contesti normali e quotidiani, quando magari il vip in questione non aveva la minima voglia di essere importunato dal classico sconosciuto. Però mi rimane un senso di inadeguatezza che è piacevole.

Detto questo qual è la morale di questo episodio? Cosa ci insegna, a parte che sono un coglione? 
Boh.

Ciauz💩

Nessun commento: