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mercoledì 25 luglio 2018

Il prete bello - Goffredo Parise

C'è ancora qualcuno che nel 2018 legge "Il prete bello" di Parise? Mi auguro di sì.

Si tratta di una piccola perla che l'oblio per una certa letteratura del primo novecento rischia di far affogare nel dimenticatoio.

Non siamo catastrofici su'? Eppure sono convinto che certi romanzi, soprattutto per le nuove generazioni, che passano il loro tempo a cazzeggiare sui cellulari, siano sconosciuti e tali resteranno.

Vabbe', la smetto di tirarmela, nemmeno io ho letto granché e allora non ho il diritto di criticare. Chi è che diceva "Chi è senza peccato scagli la prima pietra" ? Uhm, sì coso, aspetta... ce l'ho sulla punta della lingua...

È un romanzo scorrevole, Parise ha, come Piero Chiara, uno stile lieve ma con cui potrebbe scrivere qualunque cosa, e che io, da scrittore della domenica, e tra un po' nemmeno quella, gli invidio terribilmente.

Non c'è una vera trama, ruota tutto intorno alle vicende e ai turbamenti prodotti dalla figura di Don Gastone Caoduro, prete di bell'aspetto e dotato pure di una certa ambizione, che produce nelle abitanti di un caseggiato vicentino poco prima della seconda guerra mondiale.
Ma poi sono tutti episodi o sottostorie che si incastrano perfettamente. C'è un climax che ha per protagonista Cena l'amico della voce narrante Sergio, e che a mio avviso, insieme al Ragioniere, uno dei personaggi più divertenti del romanzo.

Quindi è un romanzo moderno, per stile, trama e contenuti. Siamo dalle parti di Uccelli di Rovo, per intenderci. Ok, ma pure i preti sono uomini o no? E non so la chiesa come l'abbia presa all'epoca, ma immagino non benissimo. 

Quanti altri romanzi sono leggeri nello stile e pesanti nei contenuti allo stesso tempo?

E perché leggere nuovi romanzi scadenti se ci lasciamo alle spalle quelli buoni senza nemmeno averli letti?

E soprattutto: ma la smettiamo di farci le seghe mentali su quali siano i buoni romanzi e quali no e non leggiamo e basta?

Ciao ciao.

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