Visualizzazioni totali

giovedì 9 agosto 2018

Manuali di self-help. Un dubbio.

Per il mio compleanno Mca mi ha regalato un buono da 50 euri della Giunti. Posso andare in qualsiasi libreria di quella catena e acquistare libri fino ad esaurimento del credito per un anno.

Una piccola parte l'ho già spesa. Nella mia città e paesi limitrofi di Giunti ce ne sono almeno 4 e forse 5. Prevalentemente nei. Centri commerciali. Non ci vado spesso. Oramai non frequento più tanto le librerie, e se devo leggere approfitto di ebook o delle librerie dei parenti.

Ma i soldi non voglio buttarli ovviamente.

Finora ho comprato in libro di self help di in giapponese. Non ce l'ho sotto mano e non mi ricordo nemmeno il titolo. L'ho sfogliato in libreria e mi è piaciuto, poi a casa ne ho letto la prima parte e l'ho lasciato lì. Mi sembrava banale.

Va bene, e allora?
Allora mi lascio persuadere dai manuali di self help. Il principio di questi libri è che dalla lettura e magari da qualche esercizio dovrebbe realizzarsi un cambiamento comportamentale. Che realmente si verifichi non lo so.

Ho un dubbio: sono scritti per i gonzi? E nel dire questo mi ci metto in pieno nella categoria.

Perché uno dovrebbe acquistare un libro del genere? Perché fondamentalmente si sta male o si ha in problema e si vorrebbe cambiare/risolvere e non so è in grado di farlo. Ci si rivolge a questi libri sperando di trovarci chissà quale chiave di volta della propria esistenza. Ci casco anch'io. Ogni volta che passo davanti allo scaffale di psicologia/marketing sono sedotto dai titoli altisonanti del tipo "Cambia la tua vita" , "Smetti di piangerti addosso", et similia.

Le copertine accattivanti, i titoli roboanti, le promesse irrealizzabili sono ingredienti troppo succulenti per uno come me. In gonzo appunto.

Magari certi consigli funzionano anche. Magari delle verità ce le puoi anche trovare. Ma non credo che la lettura di un testo o di più di ino simile possa portare chissà quale rivoluzione nella propria esistenza. Sono forse arido? Sono una persona arida che non si lascia emozionare? Boh, non ne ho idea. Il fatto è che credo che un percorsi si psicoterapia sia più efficace per raggiungere gli stessi risultati; ovvio, però è più oneroso.

Allora Napval che si fa, si leggono o no 'sti manuali?

Maccheccazzo ne so. Io sono qui impigliato in un lavoro del cavolo, senza sbocchi, senza prospettive. Ci ho già lasciato gli anni migliori con tutto un correlato di ansia e depressione che sta pure peggiorando con il passare degli anni.

Ottimo direi.

Nessun commento: