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giovedì 13 febbraio 2020

Insospettabili sospetti

E' un film del 2017 con un cast di veterani del mondo di cellulosa quali il trio Caine-Freeman-Arkin, coadiuvato da comprimari di tutto rispetto, come C. Lloyd (l'indimenticato Doc di Ritorno al Futuro) e un Matt Dillon (abbastanza intercambiabile con chiunque altro). 

La storia non è nuova. Anche perché il film è un remake di una pellicola del '73 che qui viene molto rimaneggiata. In pratica tre arzilli vecchietti con alle spalle anni di esperienza su come gira il mondo, si trovano chi per un motivo, chi per un altro, ad avere la necessità di molti soldi in tempi brevi. Quale viatico migliore per una agognata ricchezza se non quello dell'atto criminale più simbolico e politico che esista, cioè la classica rapina in banca? Ed infatti i tre impavidi, da tranquilli pensionati si improvviseranno scaltri rapinatori, con gli esiti che tutti possiamo immaginare. 

Questo film lo derubricherei sotto la categoria "sospensione di giudizio". Si tratta infatti di uno di quegli esempi di filmetti senza pretese che partono da premesse impossibili e si sviluppano in modo alttrettanto improbabile; insomma quelle americanate a cui solo gli americani credono e che noi possiamo vedere solo se ci avviciniamo ad essi senza riflettere (per quanto mi riguarda l'ho visto alle due di una notte insonne, sulla pay tv, sperando quasi di addormentarmi e senza riuscirci). 

Il film ha un ritmo brioso, ed è sostenuto, o almeno così si vorrebbe tutto dai battibecchi e dalle battute taglienti dei protagonisti. Ma anche qui si poteva fare di più, calcando un po' di più la mano. Alcuni comprimari sono azzeccati, altri sono macchiette (vedi il direttore di banca) sicché la commedia scivola facilmente in farsa. 

Vi è lieve accenno social - politico quando si vogliono criticare le banche e il sistema pensionistico americano, ma è tutto molto rassicurante e inoffensivo; l'inopinata povertà del trio è dovuta alla cessione della ditta per la quale hanno lavorato per decenni, con tanti saluti al Fondo pensione. 
Si tratta di un espediente narrativo che dà l'avvio alla vicenda e nulla di più. tanto che secondo me a stessa idea Ken Loach l'avrebbe sviluppata in ben altro modo.  Ma questi sono gli States...

Insomma, io gli darei anche un 6, a patto che lo si veda solamente se non si ha voglia di fare nulla di diverso, piove e si abbia qualcosa di buono da mangiare stravaccati sul divano. 

Nient'altro.

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