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venerdì 14 febbraio 2020

Joker per chi l'ha visto

Tralascio di descrivere la trama, il film bisogna vederlo. E bisogna in tutti i sensi, perché al netto dei premi ricevuti, è comunque un'opera che spicca nel desolante panorama moderno. 

E' certamente un film difficile. Che deve essere lasciato sedimentare.

Ci vuole coraggio a proporre un'opera come questa e a giostrarsi tra i generi esplorandone i confini e trapassando quei limiti che a prima vista sarebbero impermeabili. Poiché sebbene l'azione si svolga a Gotham, la metropoli fumettistica per antonomasia, qui siamo lontani anni luce dai rassicuranti stilemi del cinema supereroistico alla Iron Man, Vendcatori e simili. 

Diciamo anche che è un film duro, crudo e a tratti disturbante o volutamente disturbante laddove pone in modo diretto interrogativi che inquietano. Possiamo veramente esimerci dalle responsabilità nei confronti di una società che sta andando in malora?

Due mosse vincenti: la prima è quella di usare un genere, e un'ambientazione di origine fumettistica quale quella del mondo di Batman per fare un film politico, di violenta critica sociale e di analisi psicologica, trascendendo quindi la matrice fumettistica per arrivare a qualcos'altro; la seconda è quella di usare volutamente un personaggio dropout che tutti quanti pretendiamo di conoscere e che ci aspettiamo da un momento all'altro che scivoli nell'abisso della follia omicida. Una maschera che mette a nudo i peccati di tutti. 

Non bisogna farsi però sviare dall'escamotage narrativo. Su internet le teorie si sprecano e basta fare una googlata per capire che anche successive dichiarazioni del regista (un Todd Philips che qui si allontana decisamente dal genere comico - commedia con il quale ha riscosso successo presso il grande pubblico), avvallerebbero i dubbi sull'identità del personaggio: si tratta del vero Joker, di una sua reinterpretazione o addirittura di un personaggio completamente diverso, magari un disadattato che vive nell'universo narrativo di Batman ma che nulla ha a che spartire con il Joker che conosciamo? E ancora con le teorie internettiane: si tratta di una narrazione di fatti realmente accaduti, all'interno della finzione scenica, o di una allucinazione perversa (ricordate il film omonimo  del 1990 di Adrian Lyne con Tim Robbins)?

Ma non sarebbe l'unica citazione. E' un film pieno di simboli e di citazioni che hanno un effetto subliminale: l'immondizia che sommerge una Gotham City alla vigilia di elezioni; la lunga scalinata che il protagonista percorre in un senso e nell'altro con un mood completamente diverso (guarda caso a spalle curve sotto il peso di una vita misera, in salita, e ballando verso la libertà da ogni vincolo, in discesa); il personaggio di De Niro che è passato dall'altra parte dai tempi di "Re per una Notte" e lo fa pesare sul povero Phoenix; i ricchi altoborghesi che a una serata di gala si godono con grasse risate la visione de il classico Tempi Moderni di Chaplin, simbolo per eccellenza dello sfruttamento dell'uomo da parte della macchina (leggasi: profitto industriale - capitalistico). E via a seguire.

Ottima messa in scena. L'ambientazione non è la Gotham notturna a cui siamo abituati da Tim Burton in poi, ma una diurna clonazione della Grande Mela, come a dire: se l'uomo pipistrello vive di notte, dove si opera un repulisti del marciume della società, di giorno che succede? Perché è di giorno che nasce e prospera quel male che ci sta molto più vicino di quanto ci possa sembrare.

Recitazione da urlo di Phoenix, sul quale regge l'intera operazione per la quale si costringe a perdere una ventina di kg per entrare in un personaggio sofferente, allampanato ai limiti della sopravvivenza, e fa l'inverso di De Niro, guarda caso, che in Toro scatenato era ingrassato per lo stesso motivo: una coincidenza o un'altra citazione?

Insomma un'opera cinematografica a tutto tondo, degna dell'aggettivo "artistica", e sicuramente necessaria in tempi come questi di sospensione del giudizio morale o di annebbiamento dei sensi, se preferite. In cui l'immoralità delle disparità sociali ha anestetizzato una società asfittica e sull'orlo dell'esplosione. 

Le Maschere di Joker come quelle di V per Vendetta. Solo che lì, era una coscienza civile che si ribellava alla morsa disumana della dittatura, qui è la furia animalesca e regressiva accesa dalla frustrazione e dalla fame.

E' una follia vendicativa e brutale. Ma è moralmente giusta? Bisognerebbe rispondere "no", con decisione, e condannare la violenza sempre implicitamente immorale.

Ma allora, così come Batman usa la violenza del vendicatore mascherato, che condanna i criminali senza processo, che si arroga ila diritto di ergersi a giudice, giuria e boia, in spregio delle normali regole civili, questo Joker opera specularmente e usa la violenza per appropriarsi di una giustizia che gli è stata sempre negata.

Ed è qui che emerge l'inquietante interrogativo: chi dei due in realtà opera nel giusto?

The end

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