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martedì 18 febbraio 2020

Mi dispiace gente, ma gli scimmioni siamo noi.

"La scimmia nuda - studio zoologico sull'animale uomo" è un celebre libro di Desmond Morris del lontano 1967. E' un classico, quindi è un testo che nonostante gli anni ha sempre qualcosa da dirci. Credo infatti che sia un testo imprescindibile per comprendere l'essere umano o quanto meno per spogliarsi di quella arroganza nei confronti della vita che ci fa credere iniquamente di essere benedetti da chissà quale soffio vitale di matrice divina.

Era da un po' che mi ero ripromesso di leggerlo ma avevo sempre procrastinato. Ma poiché ho una certa sensibilità nei confronti dei messaggi che l'Universo mi manda, quando in Shot Caller si cita inopinatamente "L'animale uomo" dello stesso autore (o l'animale umano, come leggo in alcune traduzioni, peraltro introvabile e fuori catalogo e non capisco perché), ho pensato: "Ecco, è giunto il momento".

Mai contraddire l'Essere o l'Universo, a dir si voglia, ci si potrebbe ritrovare in guai seri. Quindi l'ho recuperato al volo dalla biblioteca (in epub) e via.

Diciamo che Morris ha il pregio di rendere esplicito qualcosa di negato, di rigettato nelle profondità dell'inconscio collettivo, e cioè che in fondo noi tutti, nessuno escluso sia chiaro, non siamo altro che dei primati (animali insomma, e quindi scimmie senza pelo, cioè "nude"). Lo fa in modo deliberatamente discorsivo, senza appesantire il testo con citazioni e note bibliografiche che riserva solo all'appendice. L'intento è ovviamente la divulgazione.

Lo scopo del testo è quello di operare un'analisi della specie umana nel modo più disincantato possibile, scrostando le osservazioni da schemi e chiavi di lettura umanistiche o antropocentriche, semplicemente adottando il punto di vista di un biologo che si pone di fronte all'uomo come oggetto di studio al pari di qualsiasi altra specie vivente. 

Tutto questo mi ricorda un esercizio che ci era stato assegnato in un corso di scrittura che ho frequentato ormai tre anni fa. Il docente l'aveva chiamato "L'esercizio dell'Alieno". Il compito consisteva nel provare a scrivere un testo, descrittivo e non narrativo, adottando un punto di vista completamente scevro da chiavi di lettura precostituite, come se si fosse appunto un alieno appena atterrato sulla terra. Un esercizio divertente e istruttivo; il mio scritto, evidentemente comico, era sulla descrizione di un qualunque Supermercato. Ricordo con piacere che aveva molto divertito gli astanti. 

Ma vabbé...

Insomma, Morris fa più o meno lo stesso, al netto della comicità che non è per nulla ricercata né ottenuta. Quello che esce è una descrizione completa, sia fisica, comportamentale e sociale del genere umano, che ne mette in risalto la natura profondamente biologica. Una natura che difficilmente l'uomo abbandonerà, in quanto parte costituiva immanente del suo essere. 
Ho detto che dovrebbe essere una lettura che ci potrebbe aiutare a spogliarci dell'arroganza di crederci superiori al mondo in cui viviamo, perché effettivamente, anche se Morris cerca di esimersi da qualsiasi giudizio morale, non può non presentare tesi (e forse qui si lascia andare ad interpretazioni non del tutto dimostrabili e quindi a mio avviso sindacabili, ma comunque affascinanti e plausibili) che possano risultare inaccettabili ai più. Basta pensare all'origine della religione, dell'unione matrimoniale o alla necessità di prevenire la sovrappopolazione.

Comunque, mi dispiace gente ma scimmioni siamo e scimmioni resteremo a lungo, nonostante tutte le scoperte o i traguardi scientifico-tecnologici raggiunti.

Almeno finché, e questo lo dico io pensando a qualche episodio di star trek o simili (E NON C'ENTRA UNA CIPPA CON MORRIS), non saremo in grado di evolverci in esseri di pura energia e abbandonare il caduco involucro di carne che chiamiamo corpo. 

Che poi, mi chiedo, come cavolo sarebbe possibile ciò. Mi sembra una grandissima cavolata che ci si possa evolvere in energia cosciente. 

Boh.

La fin.




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