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sabato 1 febbraio 2020

SHOT CALLER - MA CHE VOR DÌ?


E' una pellicola del 2017 che credo non abbia avuto molta distribuzione nei nostri cinema, a me era abbastanza sconosciuta , tanto che ora ce la ritroviamo in streaming legale. S tratta di una buona prova attoriale di Nikolaj Coster_Waldau, il Jamie Lannister del trono di Spadem per intenderci (e forse unico motivo per un appassionato della serie che ne giustifichi la visione). 

Il genere è quello abbondantemente sfruttato della vita carceraria nei penitenziari statunitensi. Secondo la consunta rappresentazione cinematografica “ammericana” sarebbero luoghi più simili ad un girone infernale che a istituti di detenzione con finalità riabilitative nonché ultimi baluardi di lotte razziali tra bianchi neonazisti e latinos da un lato e afroamericani dall'altro. 

Il tema è già stato esplorato altrove. Un membro rispettabile della società civile finisce suo malgrado (o quasi) nel pozzo senza fondo del sistema carcerario da cui non ne uscirà se non peggiorato nell'animo e nella fedina penale. Ma intendiamoci, qui non c'è nessun intento di denuncia sociale, come poteva essere un ahimè poco conosciuto ...E giustizia per tutti (imperdibile e assolutamente da rivedere, del 1979 di Norman Jewinsono, con un Al Pacino avvocato battagliero e idealista). 

Siamo piuttosto di fronte all'esplorazione di un abisso mentale. Quello di un giovane yuppi affermato, con bella casa, bella moglie e figlio a carico, la cui vita viene stravolta da un incidente d'auto. Inizierà da lì in poi la discesa negli inferi da cui, prima per necessità e poi sempre più per scelta, il Nostro deciderà di non voler più risalire. E' proprio qui il senso del film o se vogliamo la novità. 

Se in altre pellicole più blasonate il protagonista ne usciva libero o redento (vedasi Le Ali della Libertà, 1994, con Tim Robbins e Morgan Freeman in stato di grazia), o ne veniva schiacciato senza pietà e senza alcuna possibilità di salvezza (il cliente di Pacino in ...E giustizia per tutti), o per riottenere la agognata libertà deve trasformarsi in assassino (guardatevi Un uomo innocente, 1989, con Tom Selleck e un mitico mentore F. Murray Abraham), ebbene qui il protagonista opera la scelta inversa quella di voler sprofondare sempre più nel fondo fino ad incontrare Satana in persona, metaforicamente (ma neppure tanto poi), impersonato da personaggio de La Bestia (ma guarda un po'...). 

Al di là dell'interesse che può suscitare la novità, e seppure il film mantiene un certo ritmo, che devo dire rallenta un po' nel finale, sbandando più sul gangster movie che sul carcerario per poi ritornare sui binari tracciati (per tacere della messa in scena che alternando flashback alla narrazione on time inasina un po' le cose del mancato sviluppo dell'antagonista che ironicamente è il poliziotto buono la cui storia si vuole approfondire ma poi ci si tira indietro), non si capisce dove si voglia andare a parare. Abbiamo tolto la denuncia sociale e sta bene, abbiamo mostrato un uomo vittima delle circostanze e pure ci sta bene. Lo vediamo che sceglie il male ma non se ne capisce il perché in fondo se non quello di un ipotetico riorientamento professionale, come se il destino gli dicesse : “Sì, abbiamo capito che sei un uomo da affari, bravo e buono, ma in realtà sei un figlio di 'ntrocchia e poiché è questa la tua vera natura, mo' te lo faccio capire meglio: tiè va' in carcere”. Boh, ma anche 'sti cazzi diremmo noi. 

Comunque nel complesso lo aggiungerei ad un'ipotetica collezione di film carcerari ma non lo metterei ai primi posti della classifica; siamo più in zona retrocessione, tipo campionato andato a puttane e ora ti tocca lottare per non essere risucchiati da quelli che andranno ai play out. 

Voto: 5/6. Cioè si può anche vedere... ma anche no e chi se ne sbatte.

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