Ahimè, anche oggi sono troppo stanco per scrivere.
Ho passato ore questo pomeriggio su una pratica di cui alla fine mi son detto: bene, è venuta fuori una mezza ciofeca; farò la figura del pirla di fronte al mio superiore.
Così giù di morale me ne sono andato a casa e per tutto il tragitto in macchina, ho pensato e ripensato al problema. Poi sono arrivato ad una conclusione e mi sono detto: poiché non morirà nessuno, il peggio che mi possa capitare è che la pratica sia da correggere, cosa che potrà benissimo fare (e forse farà il mio capo).
L'esito di tutto questo, il peggior esito, è che venga considerato un coglione.
Quindi chi se ne frega.
"Chi se ne frega" è una frase magica. Potente. Chi la pronuncia ha il potere di mandare tutto all'aria in modo arrogante. Oppure ha il potere, ed è quello che sicuramente preferisco, di ridimensionare le cose al loro giusto peso. Perché bisognerebbe avere sempre presente che le cose hanno un loro peso e nella maggior parte dei casi, nella stragrande maggioranza dei casi, forse nella quasi totalità dei casi, tutto ciò che ci angoscia è molto meno importante di quanto possa sembrarci.
E va bene farò la figura del pirla e allora? Potranno esserci serie ripercussioni? Oggi pomeriggio mentre stavo in macchina sulla via del ritorno, ho iniziato a farmi il solito film. Quel tipo di film, in cui si portano delle situazioni alle estreme conseguenze. In pratica si inizia con un fatto che suscita angoscia e lo si collega subito a qualcos'altro che dovrebbe seguire come in un rapporto causa-effetto. E poi anche un altro, e un altro e così via. Fino ad arrivare a perdersi in una girandola di eventi, ovviamente tutti negativi.
Per fortuna mi sono fermato in tempo. Ho usato il "chissenefrega". Sono arrivato subito alla conclusione, saltando tutti i passaggi spaventosi. Esito finale? Perderci la faccia. Vabbè, allora chissenefrega.
Ecco fatto. Un po' della tristezza se n'è andata.
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