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lunedì 14 settembre 2015

Un'altra lunga giornata di lavoro è finita e non tornerà mai più

E' stata una lunga giornata di lavoro. La cosa più bella di una giornata così è che alla fine, finisce. 
Ma basta parlare di questo. Non voglio che questo blog, consacrato al sano cazzeggio, diventi un muro del pianto. Che noia, smettiamola di lamentarci. 

Dunque. Non ho niente da scrivere. Il che è vero in senso lato. Non solo sul blog, ma anche di narrativa. Che si fa? 
Si scrive e basta. In realtà l'idea per un raccontino mi era pure venuta l'altro giorno, ma non so se riuscirò a concretizzarla. E' che tutti 'sti raccontini mi sembrano tante seghe mentali. Un tipo di fantasie ad occhi aperti che invece vengono registrati su carta, pardon, sul pc.

Mah? Il tutto è un grande "mah". 

C'è una frase che mi perseguita da un po' di tempo. Continua a tornarmi in mente e non riesco a ricordare dove l'ho letta, o sentita. In un libro? In un film? Ho anche il sospetto di averne storpiato il senso originale. Probabilmente faccio confusione con qualche citazione. 

La frase è questa:

LA REALTA' E' CIO' CHE E', NON CIO' CHE DOVREBBE ESSERE. 

Vi giuro che continua a ronzarmi nella testa. Me la ripeto spesso come un mantra. Ammetto che ha un effetto calmante. Credo che il suo significato sia che le cose non sono come vorremmo che fossero o come crediamo che debbano essere, ma come sono e basta. Non si può controllare la realtà perché ha una sua "anima", e va' accettata per quello che è. 

Vale anche per le persone, anzi proprio per queste va benissimo: 

LE PERSONE SONO QUELLO CHE SONO, NON QUELLO CHE DOVREBBERO ESSERE.

Oggi sono sul filosofico andante. Davvero si adatta bene. Eccone il senso: non possiamo pensare di controllare il prossimo e aspettarci che agisca come vogliamo ma dobbiamo capirlo e accettarlo per quello che è, con i suoi pregi e i suoi difetti. 

Ma dove è finito il sano cazzeggio di cui sopra? 

Queste frasi si adattano ad un'altra massima che potrebbe essere un corollario alla frase precedente. 

NON SI POSSONO CONTROLLARE I SENTIMENTI

Qui urge una spiegazione. Cosa vuol dire che non si possono controllare i sentimenti? Vuol dire che i sentimenti (così pure le emozioni), per la loro natura sono spontanei e quindi incontrollabili e gestibili, o come si dice in psicologia elicitabili.
Prendiamo una frase paradigmatica: "dovresti divertirti a fare...". E' una castroneria. Viola proprio il principio che i sentimenti, in questo caso il divertimento, non è dovuto. Non ci si dovrebbe divertire a tutti i costi. Se una situazione non piace, non piace. Punto e basta. 
Oppure: "dovresti amare..." e così via con tutte le variazioni che volete. Vi sembra strano? Pensateci. Se una cosa piace a voi, o voi l'amate, perché dovrebbe piacere (essere amata) anche agli altri (dagli altri)? Per la morale forse? Per quale ragione? 

C'è una massima più antica che sintetizza il concetto, e forse con il passare del tempo se ne è ridotto troppo il significato a un mero giudizio sul piacere estetico, o sulle modalità di sollazzarsi di ognuno. In realtà il suo senso  può comprendere anche la frase precedente.

La massima è questa: 

DE GUSTIBUS NON DISPUTANDUM EST.

Anglofili schifosi, beccatevi questa. 

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